Roberto Benigni lo seguivo all’epoca di Radio Onda Libera, ed era tutta un’altra storia. Come sempre, come ovvio. Poi tutto, inevitabilmente, cambia, solo il telegattopardo sanremese resta uguale, capace di farsi condurre (in anni oscuri) da quello stesso Benigni ancora anarchicamente anticlericale e di accoglierlo con tutti gli onori, e altrettanta disinvoltura, nella nuova veste ecumenico-divulgativa.
Benigni è un artista. Ha un bel cuore, s’innamora sinceramente delle sue letture, toscanamente le mastica, le divora, magari con qualche rudezza. Nel frattempo s’informa, domanda, apprende, però poi torna lui, il divoratore. Questa volta è toccato al Cantico dei Cantici. S’è gettato a capofitto fra quelle pagine. Che non sono carta, ma carne – cioè a dire, uno dei libri…
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