Lo hanno chiamato “Reddito di inclusione” il contributo del governo per le famiglie al di sotto della soglia di povertà assoluta, che dovrà sostituire il precedente “Sostegno per l’inclusione attiva”. Al di là del lessico, si tratta di qualche leggero ritocco che lascia inalterata la sostanza.Rimane la concezione dell’assistenza pubblica come “carità di Stato” che ha sostituito lo Stato sociale. Si tratta di un contributo che potrà servire soltanto, nel migliore dei casi, ad alleviare la condizione di sofferenza di una parte ristretta di popolazione, senza però mutare di una virgola gli equilibri economici.Già il nome tradisce una falsa coscienza dei suoi propugnatori, infatti l’“inclusione” che viene proclamata come scopo del sussidio, il quale dovrebbe…
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