Il programmatore Kovid Kapoor ha deciso di rivendicare la sua scomoda identità prendendo in giro sé stesso su Twitter. E spiegando che è una parola sanscrita che significa saggio. Ma altri Kovid, stanchi delle battute, preferiscono presentarsi con nomi fittizi per evitare problemi nei rapporti sociali
di Carlo Pizzati
CHENNAI “Mi chiamo Kovid, ma non sono un virus”. Nomen non è sempre omen. Questa storia inizia con un programmatore di Bangalore, la Silicon Valley indiana, che ha un buon sense of humour e ha trasformato il suo nome, troppo simile a quello di un virus, in un fenomeno virale. Si chiama Kovid Kapoor, è il co-fondatore della start-up Holidify, ed è riuscito a trasformare una brutta coincidenza in una buona dose di popolarità. Invece…
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