Di Raquel Welch, scomparsa a 82 anni il 15 febbraio scorso, sapevo pochissimo. Quanto bastava. Che era bella e festosa, donna totale, più erede di Mae West o Rita Hayworth che antenata di Shakira. Anche se si denudava, c’era qualcosa di pudico nel suo corpo, nel suo sorriso eburneo e meticcio. Qualcosa che l’accomunava alle tele rinascimentali, alle allegorie di Giacomo Serpotta, e, in fondo, alla famiglia.
Mentre lei spopolava con pellicole destinate a rimanere nell’immaginario collettivo benché non sempre memorabili (“Un milione di anni fa, il bikini in pelle!), io trascorrevo la mia estate calda ad Arenzano in compagnia dei pupazzi Disney e di mio padre che si divertiva leggendo “Piccolissimo” del mitico Antonio Amurri : …
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